
"Violenza sulle donne: sono aumentate del 10%, rispetto all' anno scorso, quelle che ce la fanno a uscire dal silenzio. Almeno, per chiedere aiuto. A scattare una fotografia precisa della situazione è la sede locale dell' Udi che ieri ha organizzato il convegno "Rompere le catene della violenza si può", all' auditorium di Palazzo Rosso. La follia s' innesca tra le mura domestiche e arriva dal partner (92,4% dei casi) o dal marito (57%). L' indicatore più grave è che il 24% delle donne che si rivolgono all' Udi, a Genova, ha subito maltrattamenti durante la gravidanza. L' 80% ha figli, il 60% figli minorenni. Il 79% delle violenze vengono perpetrate da un italiano, così come è italiano il 70% delle vittime. E i maltrattamenti non s' annidano solo in situazioni di degrado, perché il 16% delle donne coinvolte ha la laurea. Vittime e carnefici appartengono, poi, alla stessa fascia anagrafica: dai 30 ai 50 anni. [...] -MICHELA BOMPANI
Fonte: Repubblica — 25 novembre 2008
Paura. Paura tra le mura domestiche soprattutto, terrore del proprio marito o compagno. Un vero inferno. Molte donne d’Italia e di tutto il mondo subiscono ogni giorno matrattamenti fisici e morali in silenzio. Molti giustificano il silenzio dicendo che queste situazioni possono essere collocate in un contesto di degrado, ma dati statistici dimostrano che molte di queste donne sono laureate o donne in carriera. E allora perché non denunciano il molestatore?
La scelta di denunciare l’aggressore non è per nulla semplice: nella maggior parte dei casi, le violenze avvengono all’interno del nucleo familiare, da parte di persone a cui si vuole bene e a cui si è legati, diventa un amore malato. Molte di queste donne hanno a carico dei figli e non vogliono privarli del padre, molte hanno paura del parere della gente e preferiscono subire cercando di nascondere il più possibile questo fatto. Moltissime donne vivono nel panico e abituate a subire imprevedibili violenze scaturite da minimi pretesti, da alcool o da una giornata storta del marito.E così, quel luogo che dovrebbe essere il più sicuro e sereno, diventa un luogo di terrore. Il problema è che questi casi sono da molti considerati “questioni personali” tra marito e moglie, che fanno parte di un rapporto e vanno risolti privatamente. Inoltre, i media non si interessano molto di queste questioni, che restano in penombra e non vengono mai affrontate veramente.
Non è giusto che queste donne vengano lasciate sole, bisognerebbe dare loro una prima assistenza e un posto sicuro dove stare in modo da convincere un numero maggiore di vittime a uscire allo scoperto e a mettere fine, una volta per tutte, a queste umiliazioni.
La scelta di denunciare l’aggressore non è per nulla semplice: nella maggior parte dei casi, le violenze avvengono all’interno del nucleo familiare, da parte di persone a cui si vuole bene e a cui si è legati, diventa un amore malato. Molte di queste donne hanno a carico dei figli e non vogliono privarli del padre, molte hanno paura del parere della gente e preferiscono subire cercando di nascondere il più possibile questo fatto. Moltissime donne vivono nel panico e abituate a subire imprevedibili violenze scaturite da minimi pretesti, da alcool o da una giornata storta del marito.E così, quel luogo che dovrebbe essere il più sicuro e sereno, diventa un luogo di terrore. Il problema è che questi casi sono da molti considerati “questioni personali” tra marito e moglie, che fanno parte di un rapporto e vanno risolti privatamente. Inoltre, i media non si interessano molto di queste questioni, che restano in penombra e non vengono mai affrontate veramente.
Non è giusto che queste donne vengano lasciate sole, bisognerebbe dare loro una prima assistenza e un posto sicuro dove stare in modo da convincere un numero maggiore di vittime a uscire allo scoperto e a mettere fine, una volta per tutte, a queste umiliazioni.
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